Marisa ha i capelli lunghi nella foto di profilo di whatsApp. Quando arriva in ambulatorio per una consulenza nutrizionale un’ultima sfera di sole di una giornata piovosa ci fa il dono di sè stessa dalla finestra che fino ad allora aveva lasciato passare solo acqua.
È con la madre ed il fidanzato. Si scusa. E’ in ritardo, non riusciva a trovare la stanza dell’ambulatorio fin quando qualcuno non le ha indicato la porta.
Ha i capelli corti Marisa adesso, le stanno riscrescendo. E’ bella lo stesso. La voce dolce, quasi un soffio tradisce la tensione. Deve fare la terapia dopo la nostra visita.
Le hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Una patologia relativamente rara che colpisce il sistema linfatico e interessa prevalentemente i giovani adulti, soprattutto nella fascia di età fra i 15 e i 35 anni. E’ stimato che questi tumori colpiscono circa 6 maschi su cento e circa 7 donne su 200.
Per Marisa tutto è iniziato con una sensazione di prurito.
Parliamo di quali erano le sue abitudini alimentari prima della diagnosi di questa malattia. Di se sono cambiate dopo. Mi dice di essere stata sempre attenta a ciò che mangiava, fa palestra, non fuma. Per lei era importante avere un fisico pronto ed allenato. Ora il problema è nell’alimentarsi. Al prurito si è aggiunta la nausea.
Parla con me ma la sua testa è gia al momento della terapia. Cerco di distrarla. Le chiedo dei suoi studi. si è laureata in lettere moderne con una tesi sullo specchio in letteratura. Mi piacerebbe sapere quali autori ha trattato ma ci vorrebbe più tempo e tranquillità.
Quanti personaggi sono stati lo specchio di qualche d’un altro e quante volte noi stessi riflettiamo chi ci è di fronte o cosa ci è intorno. E’ per questo che le persone agitate ci agitano o le tristi ci intristiscono. Fra i neuroni il concetto di specchio è fondamentale per le fasi di comprensione dell’altro. Osservare qualcuno che fa qualcosa ci spinge a riprodurlo. Vedere qualcuno che sorride, ci spinge istintivamente a sorridere. Marisa forse non lo sa ma lei sta insegnando tanto a chi le è vicino.
Prima che le presenti il suo piano alimentare ho bisogno di qualche giorno. I familiari mi chiedono cosa può mangiare dopo il prelievo. Il fidanzato in particolare mi chiede se può mangiare la pizza il sabato. Va bene. e magari aggiungere qualche crocchè. Sui crocchè alzo lo sguardo torvo. Magari no. Vorrebbe prenderle un cornetto dopo il prelievo. Esce autonomo “no” Gli faccio presente che il bar dell’ospedale vende anche degli yogurt e che magari un carico di zuccheri raffinati e di grassi monoinsaturi potevamo risparmiarcelo.
Lui allora mi aiuta tantissimo dichiarando “ Dottoressa, Marisa è sempre stata attenta all’alimentazione, faceva sport e tutto questo non le è servito a non ammalarsi. Faccio meglio io che me ne frego. A che serve tutto questo?”
Dentro di me lo ringrazio e quella che potrebbe divenire una provocazione diviene una possibilità. Posso spiegare così che non è possibile riconoscere fattori di rischio specifici per il linfoma di Hodgkin e quindi non è possibile prevenirne l’insorgenza e che in teoria colpisce più i maschi che le donne e generalmente più nel Nord Europa. Quindi Marisa usciva da ogni statistica nota relativamente a quella malattia che poteva comunque rappresentare occasione per lei e chi la circondava di apprendere buone abitudini che sarebbero state utili a tutti in seguito.
Gli spiego che deve considerare il nosto incontro come una verifica. Quasi sempre crediamo di alimentarci correttamente ma spesso non è così. Preciso che alimentarsi con attenzione significa aumentare la possibilità di mantenere una buona salute. Dimostrarci con consapevolezza che ci vogliamo bene.
Non arriviamo uguali su questa terra. I nostri organismi seppure seguono le stesse leggi non rispondono tutti allo stesso modo a quello che succede intorno a noi. Così come non tutti ci arrabbiamo, ci rallegriamo o dispiacciamo per la stessa cosa e con la stessa intensità.
E poi continuo “Che tu adesso sia qui dinanzi a me apparentemente in buona salute non significa che sarà cosi per sempre. Nessuno ci assicura che nutrendoci con cura non moriremo mai o non ci ammaleremo ma che questa possibilità sia molto diminuita si. E’ ormai noto che esiste una infiammazione da cibo che può divenire cronica. Il 30% di tutte le neoplasie è direttamente ricollegabile alla natura del regime alimentare degli individui. Quindi continuando così può aumentare la sua possibilità di ritrovarsi in ospedale del 30% rispetto al normale. Vale la pena considerato quello che significa rischiare? Se i tuoi stili di vita sono basati, su carboidrati raffinati, zuccheri semplici, grassi saturi, alimenti pro infiammatori, alcol, fritti in oli non bene identificati, eccesso di proteine animali, bevande zuccherine, dolci la probabilità che ci sia tu al posto di Marisa nei prossimi 20 anni sarà sempre maggiore.”
Era fondamentale fargli vedere un’altro aspetto “Marisa era e rimane un esempio per voi. Se guardiamo con superficialità vediamo l’immagine di una persona malata ma se andiamo dall’altra parte dello specchio come fece Alice nella stanza in cui tutto è uguale solo che le cose sono viste da un altro lato e all’incontrario, lei si conferma un’immagine di forza e intelligenza. Lo è stata prima con la decisione di cercare di dare attenzione a ciò che mangiava lo è adesso che combatte questa malattia, e nonostante il timore seguirà la terapia perché questo è lo strumento che ha adesso per vincerla.
Vorrebbe scappare ma rimane. Lasciarsi andare ma resiste. E’ lei solo apparentemente la più fragile. Ma in realtà è lei il riferimento. continua ad essere lei il riferimento a cui guardare. L’immagine che rimanda lo specchio. L’immagine a cui voler assomigliare.”
Marisa mi guarda. Ha un compagno forte ma non quanto lei.
Le faccio un piano alimentare in cui diminuiamo le proteine animali rispetto a quelle che erano le sue abitudini. Con alcuni cereali che non erano presenti. Le suggerisco dei probiotici che aumentino e migliorino fra le tante cose anche la sua capacità di assimilazione dei nutrienti.
Con Marisa ci sentiremo soprattutto con messaggi. Mi dirà che ha difficolta a seguire il piano alimentare perché dopo la chemio la nausea non le permette proprio di mangiare e la paura di raffreddamenti in questo periodo non le consentiranno di tornare e a visita.